
Hard to Track Him Vavilis: Hellenic Police Informer
12 Feb 2005 20:49:00
By Annita Paschalinou
Shower of revelations regarding Apostolos Vavilis are coming to light. He used to live in Cholargos, he went by the name of his Israeli wife, that is Koen, he seemed to have financial ease and he was often visited by clergymen. In fact, he had drawn the attention of his neighbors because of his disguises, as he was often seen with a police uniform or cassocks. His web has also stretched to Albania, where he run illegal activities, according to the Apogevmatini tis Kiriakis newspaper.
Usual Disguises
He has a motorbike, he uses closed circuit cameras to monitor who is coming in an out of his apartment block, it seems he has financial ease, he was often visited by clergymen, while he has left his house dressed as a priest at least once.
Apostolos Vavilis had drawn the attention of his neighbors on 15 Miltiadou Street in Cholargos, where he resided with his Israeli wife, both because of his unusual disguises from priest to policeman and his suspicious associations.
In his public life he went by the name of his wife, he always paid his bills and avoided chitchatting. He had installed a closed circuit surveillance system in the parking and entrance of the apartment block and he traveled very often.
The Hellenic Police spokesperson Lefteris Oikonomou confirmed today in an interview on SKY radio that Apostolos Vavilis was indeed a police informer. At the same time, according to an article of Apogevmatini tis Kiriakis, Vavilis had acted in 1995 in Albania as well, with a passport in the name of Apostolos Kavelaras and was involved in the banking scandals of the neighboring country which paid off more than 800,000 dollars.
Discreet Operations for his Arrest
There are many scenarios regarding Apostolos Vavilis' whereabouts these days. The most probable of all is that he is in Greece disguised under a new identity, but it is likely he has fled the country. The police believe it is very difficult to track him considering that he is more than familiar with Hellenic Police methods. Apostolos Vavilis supports he is very sick specifically, he is at the final stage of cancer- but these allegations have not been proved, apart from the sayings of himself and his relatives. The police are making discreet and at the same time surprise investigations in certain monasteries for his arrest.
Translated by Sofia Soulioti
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13 Feb 2005 20:19:00
Sources: NET
New revelations keep coming to light regarding Apostolos Vavilis illegal activities. TV station NET revealed new shocking information, according to which during 2001 Vavilis was working for a brokerage in Athens, owned by the nephews of the Metropolitan Bishop of Leros and Kalymnos, Nektarios. Speaking exclusively on NET, Mr Nektarios confirmed that Vavilis was connected to the brokerage, while he also said that he knew about the enthronement of the Patriarch of Jerusalem, Eirinaios.
Illegal Businesses in Italy and Albania
Moreover, according to NETs exclusive story, Apostolos Vavilis, along with Giannis Triantafyllakis, was involved in illegal activities in Calabria, Italy. As per the story, he was appearing as a monk of the Patriarchate under the name Raphael, while he was last seen a month ago, when visiting the Orthodox monasteries of Calabria. Actually, Vavilis also had his photograph taken for a calendar depicting these monasteries. The photo shoot took place sometime between November and December 2004, at which time the man with a thousand faces tried to have a book about Calabria published, by coming into contact with a well-known publishing house in Athens.
Furthermore, Vavilis was also involved in illegal activities in Albania at the time of the bank pyramid scandals, profiting from the scam. He had also co-written a book on the fight against drugs with retired Hellenic Police officer Giannis Triantafyllakis, which was taught to police academy cadets. Actually, although Vavilis is also wanted by Interpol, he managed to have a passport issued under his real name, Apostolos Kavaleras.
Translated by Vicky Ghionis
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01.04.2008,19:00 - L`agente Vivalis in libertà, silenzio sulle piramidi albanesi
Scarcerato Apostolos Vavilis, implicato in una serie di scandali della Chiesa ortodossa, traffico di droga, e riciclaggio di denaro, tra cui anche i fondi delle piramidi albanesi. Un misterioso personaggio dei servizi segreti, uomo vicino alle alte figure della Chiesa Greca, incluso l`Arcivescovo Christodoulos, ed oggi un uomo libero, come deciso dal Tribunale di Atene, che lo rilascia in assenza di prove evidenti che dimostrino che lui ha trattato con segreti di Stato e ha commesso delle gravi frodi. ( Foto: Apostolos Vavilis con il patriarca Irenaios Christodoulos)
Tre anni fa Apostolos Vavilis era l`uomo più ricercato della Grecia, implicato in una serie di scandali della Chiesa ortodossa, traffico di droga, e riciclaggio di denaro, tra cui anche i fondi delle piramidi albanesi. Invece, l'altro ieri è stata decisa la sua scarcerazione con una sentenza del Tribunale d`Appello di Atene, dietro il rilascio di una cauzione da 10 mila euro al mese, disponendo che l’arrestato che non è più qualificato come un personaggio rischioso per la società. Non deve lasciare il Paese, e si deve presentare una volta al mese alla stazione di polizia, in libertà vigilata. È stato inoltre discolpato anche dalla sentenza della Corte italiana di oltre 7 anni di carcere, per traffico di droga, in virtù della buona condotta nel periodo di carcerazione preliminare di oltre due anni presso la prigione di Korydallos.
Un misterioso personaggio dei servizi segreti, uomo vicino alle alte figure della Chiesa Greca, incluso l`Arcivescovo Christodoulos, ed oggi un uomo libero, come deciso dal Tribunale di Atene, che lo rilascia in assenza di prove evidenti che dimostrino che lui ha trattato con segreti di Stato e ha commesso delle gravi frodi. Sarà ancora sottoposto al giudizio del Tribunale di Atene per le accuse di “falsificazione di documentazioni ufficiali” e “rilascio di false dichiarazioni dinanzi alle autorità”. Cadono le accuse di traffico di droga e di riciclaggio di denaro, che, con i suoi legami con le piramidi in Albania, lo hanno reso noto come “l`uomo dalle 1000 facce”. Esce così illeso da un processo che non è stato in grado di produrre le prove evidenti della sua colpevolezza, che lasciano l’evidente dubbio sulla sua innocenza. La sua storia è molto controversa e piena di punti oscuri. Si nasconde in Albania, durante gli anni 1993-1997, scappando dalla giustizia greca e da quella italiana, e creando i legami necessari tra le aziende piramidali albanesi e la mafia greca. Infatti Vavilis è stato accusato di aver partecipato anche ai movimenti che hanno causato il crollo delle finanziarie piramidali, e alla guerra civile nel 1996 e durante il 1997.
Due anni fa Vavilis viene arrestato dalle autorità italiane, a Bologna, attraverso il tracciamento della sua e-mail e delle carte di credito. In Italia Vavilis aveva trovato alloggio assieme all'ufficiale militare greco Jani Traindafilaki, che avevano creato un'associazione no-profit, con il nome “La Grande Grecia”. Come rappresentanti dal patriarcato ortodosso di Gerusalemme, avevano chiesto il sostegno economico da parte degli uomini di affari ortodossi per l’espansione del culto nell'Italia del Sud. Vivalis si era presentato inoltre nel 2001 sotto le mentite spoglie di Andonios-Josif Aivaliotis, viaggiando verso Gerusalemme per sostenere la campagna elettorale del patriarca Irenaios Christodoulos. Vavilis è stato anche accusato di aver sottratto dai depositi dell'azienda “Gjallica” diversi milioni di dollari, in collaborazione con l'ex Console italiano a Yaninna, Kristos Ciondis, mentre gli amministratori della società hanno contribuito a nascondersi dalla giustizia per diversi anni. Rimane ancora un mistero il ruolo di Vavilis nel traffico delle armi derubate dal deposito dell'esercito albanese, destinate ai guerriglieri palestinesi.
Ma ciò che più stupisce è il fatto che tra le tante accuse della decisione del tribunale greco che pesano su Apostolos Vavilis, non vengono citate per niente i suoi legami con i boss delle piramidi albanesi, né le sue sospette implicazioni nel trasporto di 25 miliardi di dracme depositati nella Banca Nazionale di Grecia. Secondo le testimonianze, Vavilis aveva trasferito i soldi assieme a un deputato del partito dell’Unione dei diritti dell’uomo (PBDNJ), ma nella sentenza del Tribunale di Atene non vengono neanche citate le modalità con cui Vavilis ha fatto da intermediario con le autorità greche per il trasferimento a Yaninna dei fondi, probabilmente appartenenti all'azienda piramidale “VEFA”. Con riferimento ai legami con la VEFA, Vavilis è accusato di aver fatto da intermediario per l'acquisto di un albergo e di una villa ad Atene tramite il Presidente della VEFA, Vehbi Alimuca, ed è inoltre sospettato di aver fatto da intermediario anche nell`acquisto dalla società finanziaria albanese anche di un sistema di sicurezza contro esplosivi telecomandati, dopo che Alimuca aveva ricevuto minacce di vita. Anche se il sistema fu pagato dallo stesso Alimuca, un tale sistema non è mai stato da lui utilizzato.
Dopo che i movimenti di denaro dall'Albania verso Grecia furono resi pubblici, le autorità di entrambi i Paesi hanno dato inizio alle indagini e alle negoziazioni per il rimborso dei fondi dei creditori albanesi. Ciò che sembra abbastanza evidente è invece il fatto che simili negoziazioni non hanno avuto successo, visto che con la sentenza di ieri il sospettato Vavilis e` stato rilasciato dal carcere preliminare, senza che il Tribunale accennasse all’appropriazione indebita del denaro delle piramidi albanesi “scomparse”, dopo che sono stati trasferiti in Grecia da Vavilis. Le trattative fra le autorità greche e albanesi per il coinvolgimento di Vavilis nella sottrazione delle somme dei risparmiatori albanesi trasferiti in Grecia, avevano proprio lo scopo di restituire quei soldi ai legittimi proprietari derubati. Si è giunti infine alla conclusione che era necessario un accordo ratificato da entrambi i Parlamenti e i Governi, eseguito dalle istituzioni competenti: tale processo è rimasto sospeso per diversi anni, visto che Vavilis era stato fermato in Italia. Dopo che fu estradato in Grecia, le trattative tra Atene e Tirana non hanno dato alcun risultato per il rimborso del denaro, mentre i cittadini albanesi ancora aspettano che siano puniti i colpevoli di una truffa che si è rivelata un attacco allo Stato albanese.